7 Giugno 2014

Gita alla Kerning Conference

di Laura Bortoloni

Cosa mi porto a casa dalla Kerning Conference?
Partiamo dall’ovvio: una tshirt nera con serigrafia in nero che recita: “I am silently judging your font choice”.
A dispetto delle pre/pro-messe nerd, la giornata a Faenza è stata una bella pausa in un giugno concitato, in cui rivedere anche diversi amici dell’Isia. Dopo sessioni di TED, di PechaKucha e anche dei nostri Pilloledifuturo, ho davvero apprezzato sentire pochi relatorisolo otto, parlare ognuno a lungo, approfonditamente, del proprio topic. Quindi: bravo a chi ha organizzato.

Pochi, ma buoni(sismi). Inizio con Francesco Franchi, con un focus forte sulle dinamiche di redazione e i flussi di lavoro prima ancora che sull’infographic way of thinking; Elliot Jay Stocks, che ha elencato una serie di tips, tricks e soluzioni per lavorare sulla web typography senza rinunciare a tutto ciò a cui siamo abituati (legature, crenatura, sillabazioni dignitose e quant’altro).
L’intervento di Frank Chimero è stato una riflessione sul classico concetto di design come traduzione (translator or traitor?), e di come in fondo questo processo rispecchi quanto accade nel trasporre cose dalla carta allo schermo.
E di come in questo momento sia in atto un processo nel quale i contenuti facciano uno shift da un media all’altro.
“Books wanna be websites, websites wanna be books”. Insomma, un pensiero sulla transmedialità, di cui parla spesso, e un pensiero su come la crossmedialità che non sia una novità: come libri sono diventati televisione, e viceversa. Il punto è sempre quello: non spostare cose qua e là, ma metterle al posto giusto. Eh.
Come si dice di questi tempi, “inspiring”: l’intervento di Ellen Lupton. Design is all about stories, non sto nemmeno a tradurlo. Momento magico quando ha portato come esempi di narrazioni i suoni, e ha ragionato sui significati del rumore del “cestino vuotato” del Mac OS.
Jessica Hische, con il diario della sua vita (sì, incluso il lettering per il mio film preferito di Wes Anderson); Connaire one again sul Comic Sans ma soprattutto sul lavoro di correzione ottica per il Nokia Pure e Erik Van Blockland sulle ricerche ottiche che sta conducendo su leggibilità
Una selezione di interventi quindi tecnica ma non tecnicistica, apprezzabile anche da un quasi non addetto ai lavori.

Quello che mi porto a casa dalla Kerning Conference è soprattutto il pensiero di Jan Middendorp.
Meshando Apocalittici e integrati e Via col vento, ha ragionato sulla necessità di passare dal “don’t-give-a-damnism” a la Rhett Butler, al “care-ism”.
Chi fa design deve indignarsi. Ha il compito di resistere attraverso il fare, attraverso la progettazione.
Non so se è web typography, e non so se c’entra con il disegno di una legatura o una crenatura ben fatta, ma forse sì.

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