3 Marzo 2017

Overprint Empire

Dalla litografia alla risografia il passo è quasi breve

La tecnica della sovrastampa si utilizza spesso in litografia per evitare il cosiddetto “fuori registro”. Mettiamo di dover stampare un testo nero su un fondo colorato: se forassimo il fondo colorato, intorno al testo potrebbe vedersi un sottile bordo bianco. Per ovviare a questo problema, ed evitare che le lettere abbiano il bordino bianco, si “imposta il testo in sovrastampa”, lasciando cioè inalterato il colore del fondino dietro il testo nero.

Piccola storia non organica della sovrastampa

Se volessimo tracciare la storia della sovrastampa, dovremmo senz’altro partire dagli anni Quaranta negli Stati Uniti, immaginando di visitare un laboratorio litografico dell’epoca. Troveremmo degli affaccendati stampatori e designer, intenti a sperimentare le potenzialità espressive di questa tecnica. Prima di allora non vi era interesse per la sovrastampa di per sé: era semplicemente un componente del processo di riproduzione litografica.

È del 1940 il manuale The technique of colour printing by lithography di Thomas E. Griffits, pensato per insegnare ad artisti e designer quelle competenze che erano esclusivo dominio di tecnici e stampatori. E ancora, a partire dal 1944 la Westvaco (West Virginia Pulp and Paper Company) pubblica una rivista dal titolo Inspirations for printers, diretta da Bradbury ThompsonInspirations for printers, così come il manuale di Griffits, risente di un linguaggio fortemente tecnico; ciò non impedisce alla rivista di trovare il suo pubblico tra artisti e creativi. Thompson contribuirà in modo incisivo alla diffusione della sovrastampa come modalità espressiva, divenendone il suo maggiore esponente e sperimentatore.

Gli anni successivi vedono la comparsa di molti altri libri e riviste sull’argomento; probabilmente queste pubblicazioni hanno una certa influenza sui designer ma la loro formazione avviene principalmente sul campo. La tecnica della sovrastampa si apprende per tentativi, facendo esperimenti, oppure perché si hanno necessità incombenti per le quali trovare una soluzione reale ed economica. Fatto sta che attorno alla sovrastampa si manifesta un sempre maggiore interesse.

Facciamo un altro salto spazio-temporale, fino all’Europa. Con l’esperienza del Purismo in Francia, attorno agli anni Venti, si era già ampliamente affermato un particolare gusto per le forme e i colori cosiddetti “puri” (pensiamo soprattutto ad artisti come Amédée Ozenfant e Charles-Edouard Jeanneret, quest’ultimo meglio conosciuto come Le Corbusier).

Questa tendenza sperimentata in ambito pittorico si estende alla grafica pubblicitaria trovando nella sovrastampa la sua naturale trasposizione. Sarà negli anni Cinquanta e Sessanta che la sovrastampa entrerà nell’immaginario visivo di designer e grafici pubblicitari sparsi per l’Europa e non solo. Fra tutti vogliamo ricordare Max Huber, grafico svizzero attivo soprattutto in Italia, che della sovrastampa ne fece il suo personalissimo linguaggio visivo.

(Per una piccola storia della sovrastampa vi segnaliamo l’articolo When 1+1=3. Colour overprinting: constructed images by printers and designers su Eye Magazine)

Ripartire dall’errore

Negli ultimi anni si è assistito ad un ritorno alle origini, ovvero ad un rinnovato interesse per le tecniche artigianali come la litografia, la serigrafia o la stampa tipografica. Nel campo dell’editoria già da diverso tempo si sperimentano modalità di riproduzione in serie più “povere” (ma non per questo meno interessanti) come Risograph o il ciclostile.

Da un punto di vista culturale, un ritorno al lavoro manuale vuol dire approcciare tempi e processi che non sono più i nostri. Immaginiamo ad esempio di dover stampare un poster a caratteri mobili. Per chi ha poca dimestichezza, progettare senza un chiaro anteprima del risultato è come lavorare alla cieca. Dopo averne stampata una primissima copia potrebbe essere necessario rivedere alcuni errori, quindi tornare in fase di progettazione.

D’altro canto, tecniche manuali come la stampa tipografica ci permettono di realizzare ciò che difficilmente otterremmo in altro modo: pensiamo agli originali multipli, un concetto impossibile nel mondo del design digitale. Sicuramente la diffusione di queste pratiche non è dettata da una semplice fascinazione per la ritualità dell’artigiano, né tantomeno per la dimensione piccola o “domestica” del fare. Dietro c’è senz’altro il desiderio di sfuggire all’omologazione delle immagini da stock, ai modelli imposti per esigenze di mercato; o ancora, lavorare a progetti indipendenti ma in tirature limitate.

È ovvio che Il ritorno alle origini abbia una certa incidenza anche sull’estetica degli artefatti. Ecco che diventa attuale quel gusto per la sovrastampa e i colori puri tipico degli anni Quaranta e Cinquanta. Non solo: l’imprecisione e l’imprevedibilità costituiscono un leitmotif grafico, oltre che una sfida progettuale.

Risograph workshop

La stampa risografica è forse l’anello di congiunzione tra vecchi e nuovi media; sarà per questo che è diventata molto diffusa tra illustratori e designer. La stampa risografica garantisce un certo margine di imprevedibilità e di errore e necessita di conoscenze sia artigianali che tecnologiche. Non di rado, chi possiede una stampante Risograph ne modifica gli hardware per adattarla alle proprie esigenze. Molto utilizzata in ambito editoriale per produrre, con piccoli budget, tirature limitate di libri e riviste. Attorno ad essa si va sempre più definendo una cultura di riferimento, fatta di testi e foto a bassa definizione e di fanzine rilegate a mano.

Siamo stati a Torino da Friends Make Books, uno studio specializzato in stampa Risograph, per produrre una piccola serie di poster. Durante il workshop abbiamo sperimentato più tecniche, dalla grafica fatta al computer al collage “in analogico”, fatto con vecchie fotografie e ritagli di giornali. Ciò che è stato interessante, oltre a comprendere il complesso mondo della stampa risografica, è stato passare da una tecnica all’altra e fonderle quando possibile. Come potrete vedere dalle immagini, la sovrastampa di due o più colori è il tratto che più caratterizza ciò che abbiamo realizzato, dando ai nostri poster un’aspetto retro-futuristico.

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