28 Gennaio 2015

Non résumé. Storie da non curriculum

di Laura Bortoloni

Lo scorso mese di maggio, con il progetto Pillole di Futuro che realizziamo con Marketing Arena, abbiamo iniziato a occuparci di errori nei percorsi, personali e professionali, con un piccolo evento, Autogol. Imprenditori, sportivi, artisti hanno raccontato il loro modo di vivere l’errore, il senso che per loro ha questa parola.

Abbiamo fatto un passo in più: siamo saliti in macchina, abbiamo preso l’aereo, e siamo andati a conoscere persone – per ora undici – e farci raccontare le storie legate alle cose che, nella vita, nel lavoro, hanno deciso di non fare. Come tutti noi, in fondo.

“No, you’re not a storyteller”. Lo dice Stefan Sagmeister in questo video piuttosto conosciuto. E, per chi come me viene dalla progettazione visiva, è un monito da non dimenticare.

L’idea di base dietro a Non Résumé è indagare, capire se il nostro curriculum – azzardo, la nostra identità – sia fatta non solo delle scelte che abbiamo deciso di vivere, ma anche di quelle rimaste in potenza, in possibilità, alle quali abbiamo per mille motivi detto di no.

No come quello di Carlos, che ha deciso di non diventare calciatore professionista nonostante fosse una promessa, perché era più forte la “gioia” della danza; no come quello di Gabriele, che ha lasciato il rugby per una carriere nella cucina. No come quelli delle vite di tutti noi, che però non finiscono nella lista di LinkedIn e nell’Euroformat, ma rimangono in possibilità nella nostra memoria. Qui ci sono i no di Alessandro, Serena, Carlos, Claudia, Mauro e Gabriele (uno sneak peek, almeno, intanto che procediamo con il resto del progetto :-).

In questi primi due mesi di progetto ho capito che tutti noi siamo pieni di identità in potenza. Forse ho anche capito che questo progetto mi sta così tanto a cuore perché, ascoltando i perché degli altri, è forse più facile accettare i propri. La parola chiave mi sembra che sia umanità.

Abbiamo portato il progetto, nel suo essere assolutamente in progress, alla manifestazione Learn Do Share a Göteborg, il 23 e 24 gennaio. Lean Do Share è un format di collaborazione e design thinking avviato dalla Columbia University, che muove una rete internazionale di incontri e contributi. È stata un’occasione bella per raccogliere feedback (stiamo riflettendo su un valore anche performativo dell’operazione, e sulla sua utilità pratica in altre forme), e per conoscere nuove persone, con nuove storie. Grazie a Cesar, Michaela, Tina, Kyle, Samantha che ci hanno regalato una mezz’ora del loro tempo e molti frammenti del loro passato.

Make Change è stata una finestra aperta su altri progetti di innovazione, in vari ambiti: in particolare segnalo The Buke, progetto in essere californiano per la creazione di un “bike bus”, lì messo nelle mani di designer svedesi armati di Strawbees per la prototipazione. L’altra cosa davvero interessante è stata visitare il Collaboratory, uno spazio che definire coworking è riduttivo.

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No, non sono uno storyteller. Per fortuna nel progetto c’è chi lo è di mestiere. Ma queste storie, nel loro essere normali, comuni, qualunque a volte, sono le storie di tutti. Questo progetto è forse un modo in più per seppellire definitivamente una visione positivista-linare dei propri percorsi, e abbracciarne una probabilmente più rizomatica.

Il progetto è spiegato qui su www.nonresume.me

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